mercoledì 16 novembre 2016

Se non ci fossero le adozioni ci sarebbero bambini da adottare?

Risposta a un commento al post ...e adesso pedala : "A 40mila genitori sono stati sottratti tutti questi 40mila bambini dalla nascita senza nemmeno avere la possibilità di fare il genitore. I nostri figli vengono dati a voi che li chiedete in adozione. Non potete nemmeno sapere che dolore ha una mamma al quale ingiustamente gli e stato negato di fare il genitore e per di più togliendo la podestà genitoriale per sempre. Praticamente non potremmo mai più fare un figlio. Adottate bambini stranieri che hanno bisogno. I nostri figli invece hanno i genitori vivi che combattono da anni per riaverli. Il vostro e solo egoismo. Usate il cuore ed il cervello non distruggete le famiglie. Grazie da parte di quei 40mila bambini che hanno i genitori vivi."

Alcune considerazioni:

A) I genitori adottivi NON hanno nessuna (sottolineiamo NESSUNA) parte nelle procedure di decadenza della potestà genitoriale. Se non ci fossero i genitori adottivi i figli allontanati dai genitori d'origine rimarrebbero in istituto (case famiglia) o in affido sine die; non sarebbero certo riaffidati alle persone da cui sono stati allontanati.
Quindi, se avete un residuo di amore verso chi avete partorito, dovreste essere grati ai genitori adottivi che accoglieranno, si prenderanno cura, ameranno quei nuovi figli che così non sentiranno la mancanza di una famiglia.
B) In nessun momento della procedura di allontanamento del minore da genitori considerati inadatti, i successivi genitori adottivi possono interferire, né possono conoscere gli atti del procedimento legale, né possono presentare istanze o farsi rappresentare legalmente. Anche quando il minore è in collocamento provvisorio presso di loro, sono un soggetto completamente estraneo a qualsiasi procedura. A discrezione del tribunale, ricevono solo le comunicazioni relative alle avvenute sentenze (senza altre informazioni, dettagli o motivazioni). 
C) Rischio giuridico significa che a volte per anni questi nuovi genitori amano e curano un bambino senza la certezza di poterlo tenere, senza la possibilità di fare qualcosa di concreto per intervenire sul suo avvenire, possono solo fare i bravi genitori in attesa di una sentenza definitiva che a volte (fortunatamente è raro) richiede che il figlio sia ricollocato nella famiglia d'origine (evento che spesso è dovuto a cavilli procedurali più che a giuste motivazioni).
D) I genitori adottivi non chiedono i figli in adozione; i genitori adottivi presentano una disponibilità ad accogliere in adozione un bambino che non ha più una famiglia (in stato di abbandono). Indifferentemente che sia stato abbandonato o che sia stato allontanato da genitori inidonei.

E) Non ci risulta che, in Italia, i figli vengano tolti alla nascita a mamme che non dichiarino chiaramente di rinunciare a tenerli; e anche in questo caso ci sono dei tempi non brevi che permettono alla madre di ripensarci.
F) Quando sono più grandi, in una legislazione che ha come prassi la difesa ad oltranza (a volte esagerata e immotivata) dei legami di sangue e che tergiversa nel prendere rapide decisioni riguardo all'inadeguatezza di certi genitori, ci riesce molto difficile pensare che un genitore da cui è stato allontanato un minore non abbia avuto tempo è possibilità per dare qualche segno di genitorialità adulta e consapevole per aggiungersi alle migliaia di genitori con i figli in affido temporaneo che sono in attesa di risistemarsi e riottenere i figli con loro.
G) Tra le migliaia di minori allontanati dai genitori d'origine, la maggior parte mostra danni fisici e psichici per aver subito violenze (anche sessuali), gravi trascuratezze, situazioni di vita meno che decorose, abbandono effettivo (anche se non dichiarato) e altre sgradevolezze. Quando la gravità dei fatti non richiede l'isolamento del minore dai suoii persecutori è sempre consentito ai genitori di rimanere in contatto con il minore (con accompagnamento o senza a seconda dei casi) e se il rapporto prormette una speranza di risoluzione l'allontanamento non è definitivo; si attiverà l'affidamento a comunità, a famiglie affidatarie, ecc
H) La constatazione di irrecuperabilità di un rapporto genitore-figlio per gravità dei fatti o mancamza di risposte soddisfacenti da parte degli adulti, porterà al decreto di decadenza della potestà genitoriale (come ultima ratio) a cui in genere viene fatta opposizione.
I) Dopo che i servizi sociali, il giudice di primo grado, il giudice di appello, la cassazione (in qualche anno di tempo) hanno giudicato una persona NON idonea a fare il genitore (non certo per capriccio, ma per motivazioni molto gravi), dopo il rischio giuridico sopportato con pazienza e con consapevolezza, la nuova famiglia adottiva NON merita che una persona estranea (dopo i decreti l'ex genitore lo è) cerchi in modi illegittimi e spesso illegali di contattare ancora il minore ad esempio tramite internet o social network (in buona compagnia di millantatori, truffatori e simili). 
Questo non è amore per quello che era figlio e che non lo è più, questo è puro egoismo. Si persegue un progetto fallimentare che può solo creare disturbo alla sua crescita psico-emotiva senza averne pratico giovamento personale che non sia la parziale attenuazione del proprio senso di colpa di non essere stati capaci di fare i genitori quando era il momento.

giovedì 9 giugno 2016

1) ...e adesso pedala

Durante il corso preadottivo, tra i tanti, ci venne raccontato un aneddoto che non ho mai dimenticato: una madre adottiva con la figlia, somaticamente diversa da lei, è al supermercato e per ragioni futili (che chi ha figli conosce molto bene) la figlia comincia a fare i capricci come solo i bambini riescono a fare... voce stridula, lacrimoni, piedi ben piantati a terra, braccio dritto e mano aperta verso la mamma per compensare la fissita del resto del corpo. 

Nulla che possa meravigliare chi è genitore e che ha vissuto simili momenti di imbarazzo: vietato sorridere per sdrammatizzare il momento davanti agli astanti, gli strilli cresceranno di intensità, impossibile accontentare le pretese in toto perché è pure diseducativo, cercare un compromesso? Sì ma è difficile perché la determinazione della figlia è granitica, vuole la mamma ma non la vuole ascoltare.

La sgradevolezza del momento si palesa in un attimo quando tra gli strilli si ode il commento acido dell'idiota di turno (che non manca mai e che non pensa di perdere un'ottima occasione per astenersi): "ecco prima li adottano e poi non sanno cosa fare". Il primo impulso è ovvio, voltarsi e lanciare un chiaro e inequivocabile "vaffa", a voce, a gesti, volgare o edulcorato, accompagnato dall'invito ben espresso di farsi i "fatti" suoi, ma c'è la figlia che sta vivendo un momento delicato, non tanto per il capriccio in sé, ma per le reazioni che osserverà nel genitore.

Per il genitore è un momento altrettanto importante: sta sperimentando che l'adozione non è amata da tutti; che dietro al piedestallo di santi su cui a volte ci issano, si nascondono ipocrisie e giudizi impietosi sulla validità della famiglia adottiva; che il vecchio detto "hai voluto la bicicletta e adesso pedala" lo accompagnerà fino alla fine dell'adolescenza (dei figli).

I nostri figli potranno avere difficoltà nei rapporti interpersonali con noi, con altri adulti o con i coetanei, a scuola o nella vita extrascolastica e noi che, a differenza dei genitori biologici abbiamo avuto la preparazione, che dobbiamo essere adeguati, che abbiamo studiato e siamo stati "promossi", noi che, persino nel disprezzo, siamo considerati "super-genitori", saremo quelli che hanno fallito, quelli che sono andati a "cercarsi delle grane" e non sono capaci di districarsi. 

Noi dobbiamo ricordarcelo, non dovremo mai sentirci incapaci o falliti, l'adozione può essere difficile, all'inizio o anche più avanti (alle soglie o durante l'adolescenza, ad esempio). Consapevoli della nostra fragilità familiare, chiederemo aiuto e ci impegneremo per risolvere un problema alla volta senza il peso di un eccessivo narcisismo genitoriale tipico di chi si specchia nelle somiglianze somatiche dei figli, siamo o non siamo i "super-genitori" della situazione?

Supereremo la paura di essere mal giudicati da chi ci sta intorno e i commenti esterni in questi momenti saranno solo un fastidioso brusio di sottofondo.


lunedì 16 maggio 2016

Padri e pannolini

Che bravo papà, è persino capace di cambiare i pannolini!

Sembra una frase innocua, ma quando è ripetuta troppo spesso diventa l'immagine della rappresentazione dei figli secondo una società che di figli ne sa sempre meno (perché quelli che scrivono e parlano pubblicamente probabilmente non hanno figli o demandano le loro cura ad altri).
Sveliamo un segreto a chi i figli non sa cosa siano: cambiare i pannolini fa un po' schifo ma è facile, si fa anche su un sedile dell'auto, in un angolo dei bagni pubblici, nello spogliatoio di una palestra o di una piscina, sul treno, ecc.
Allevare, sostenere ed educare un figlio è cosa molto più complessa fatta di azioni, scadenze e incombenze ben più complicate. E non si parla di fare delle pappe decenti partendo da alimenti freschi e possibilmente sani, non si parla di condurre il passeggino al parco o accompagnarli a scuola, in palestra, in piscina, al campo, ai vari corsi, dal pediatra, dal dentista, ecc. Non si intende far loro da autista, almeno non solo.

I figli crescono e continuano a cambiare le proprie necessità, e i padri perdono molto spesso il passo, non sanno la sezione della scuola che frequentano non aprono mai un quaderno o un libro di scuola, non conoscono gli insegnanti e subiscono le iniziative di scuola, di catechismo (se i figli frequentano). Non conoscono i nomi dei compagni e delle compagne e perdono pezzi importanti delle esperienze dei figli. Ma soprattutto non hanno in agenda le loro scadenze, sono avvertiti dalle mamme (che se ne occupano anche quando oltre alla casa da "tirare avanti" hanno anche un lavoro importante a cui pensare).
Ovviamente, non tutti i padri sono così, ma la società pensa chiaramente che avere figli significhi soprattutto cambiare i pannolini e in alcuni casi comprare un'auto più capiente. NON ha la minima idea di quanto oneroso e faticoso sia cercare di educare decentemente i figli in un contesto che è tentato giorno dopo giorno di negare l'importanza della famiglia e persino la sua esistenza.

venerdì 1 aprile 2016

Elementi su cui si basa la valutazione della coppia adottiva



Elementi su cui si basa la valutazione della coppia adottiva

 Aspetti individuali
  • Potenziali patologie
Tra gli obiettivi della valutazione, c'è la ricerca della presenza manifesta o latente nei genitori di squilibri o fattori patologici che possano impedire lo sviluppo di un attaccamento stabile e sicuro.

Valutando caso per caso è necessario evidenziare gli elementi che potrebbero costituire un ostacolo nell’abbinamento all’estero. Tra i fattori considerabili possiamo citare ad esempio disturbi della condotta, psicosi e gravi forme depressive.
  • Caratteristiche della personalità
Nello svolgimento della valutazione si verifica la presenza di alcuni fattori che risultano facilitanti nel percorso adottivo. Essi, ad esempio, possono essere: capacità di affrontare situazioni stressanti, capacità di adattarsi al cambiamento, senso della realtà, basso livello di ansia, vitalità, senso di adeguatezza personale, capacità di gestione adeguata delle proprie emozioni…
  • Relazioni con la propria famiglia d’origine e con la famiglia del bambino.
Nel corso dell’indagine hanno rilevanza alcuni aspetti quali: buon processo di separazione individuale dal proprio nucleo d’origine, consapevolezza e capacità di gestire i conflitti presenti, capacità di integrare la famiglia di origine del bambino con la propria rispettando la sua storia ed individualità.
  • Motivazioni
È molto importante che nel corso dell’istruttoria i genitori elaborino positivamente i fattori stimolanti che li hanno spinti verso la scelta adottiva, facendo emergere motivazioni correlate a problematiche individuali o di coppia, al bisogno di colmare un vuoto, attraverso un processo di piena consapevolezza del significato dell’adozione, in particolare dell’adozione internazionale.

Aspetti di coppia
  • Funzionamento della coppia
L’attenzione è focalizzata sulla valutazione della capacità di dialogo interna alla coppia, del buon clima affettivo, della coesione e condivisione di obiettivi ed aspirazioni, della capacità di contenere il dolore proprio e dell’altro, della capacità di affrontare i problemi che si presentano nel percorso, della capacità di gestire le differenze individuali in modo corretto.
  • Apertura e capacità di socializzazione
Nell’approfondire questo aspetto è importante far emergere soprattutto la capacità di consentire la socializzazione del bambino e di essere aperti all’accoglienza condivisa, la capacità di inserirsi agevolmente nel contesto sociale di appartenenza e la capacità di instaurare relazioni positive significative con ambienti extra-familiari.
  • Vissuto della coppia rispetto alla sterilità, all'infertilità. Elaborazione del lutto.
L'attenzione deve concentrarsi su temi quali: l’elaborazione del lutto per l’infertilità, vissuto non come una ferita aperta ma come una condizione che può essere rimediata mediante l’investimento in una procreazione affettiva, la capacità di dare un senso ed un contenuto emotivo appropriato agli eventi, l’elaborazione del lutto reale e la valutazione della relazione tra il lutto e la decisione adottiva. Questi aspetti sono particolarmente delicati poiché riguardano possibili vissuti profondi e dolorosi, che potrebbero richiedere un supporto specifico a parte.
  • Spazio mentale preparato per il bambino.
Si deve porre particolare attenzione alla capacità di acquisire il figlio adottivo come parte di sé, ma allo stesso tempo di accettare il bambino come altro da sé, portatore di una sua storia e cultura, maturando il passaggio dal bambino immaginario al bambino reale.
  • Capacità della coppia di prefigurarsi l'esperienza genitoriale ed educativa.
La coppia deve mostrare consapevolezza e disponibilità verso l'eventuale necessità di modificare propri assetti organizzativi in funzione del bambino, ma anche di assumere un ruolo genitoriale, maturando una capacità di affrontare situazioni di cambiamento e squilibrio, riadattando le relazioni con la famiglia di origine. La coppia deve sviluppare un alto livello di accordo circa gli stili educativi utilizzati, deve essere in grado di utilizzare eventuali risorse esterne richieste e incoraggiare la dipendenza del bambino per poi sviluppare una graduale autonomia.
  • Presenza di altri figli naturali o adottati.
Nel caso che nella famiglia adottiva siano presenti altri figli (sia biologici che adottivi) è indispensabile valutare la modalità relazionale utilizzata dalla coppia e altresì valutare il nucleo allargato, esaminando l’atteggiamento degli altri figli nei confronti dell’adozione, la loro situazione e il significato che ha per loro l’inserimento di un nuovo figlio all’interno della famiglia.
Aspetti specifici per l’adozione internazionale
La coppia che intraprende il cammino dell’adozione internazionale deve approfondire altri ulteriori aspetti, caratteristici di questa scelta:
  • Tempi di attesa, problematiche amministrative e rischi sanitari 
Nell'adozione internazionale la coppia deve essere consapevole della necessità di affrontare la scelta dell'ente autorizzato, la preparazione della documentazione da presentare all'estero, degli adempimenti amministrativi, delle difficoltà e dei tempi del viaggio e della permanenza nel paese d'origine del figlio e deve mostrare la capacità di comprendere la possibilità della presenza di rischi sanitari incerti e non preventivabili.
  • Differenze somatiche, razziali, culturali, etniche, linguistiche. 
La coppia che intraprende il cammino dell’adozione internazionale deve approfondire altri ulteriori aspetti, caratteristici della scelta che ha fatto: le problematiche relative all’accoglienza di un bambino di razza, etnia, lingua, cultura… diverse, la necessità di considerare la propria famiglia come “interetnica”, come paradigma di "accoglienza", la capacità di superare e resistere ai pregiudizi sociali relativi alle diversità, di tollerare e spiegare al bambino atteggiamenti di razzismo, di sostenere il bambino durante il processo di elaborazione delle fantasie sui luoghi e sulla sua famiglia di origine.